venerdì 14 giugno 2013

«Così ci ispiriamo ». La stilista e i suoi al lavoro con il cane

La stilista e i suoi al lavoro con il cane «Così ci ispiriamo »
Questo è il titolo dell’articolo dedicato a Elisabetta Franchi uscito il 1 giugno sul Corriere Della Sera.
In un’intervista il quotidiano svela i segreti della fashion designer e la sua filosofia animal friendly.
 «Voglio vedere le donne vestite bene. Troppe donne riescono a rendersi brutte».  
La sua azienda "Betty Blue" è così passata dai 45,60 milioni di fatturato del 2007 ai 110 del 2012, con l’utile in crescita a due zeri. Ultime apertura in Via Manzoni a Milano e Giacarta. 
L’azienda, costruita cinque anni fa tra distese di campi, periferia sud di Bologna, è anche famosa per aver aperto le porte ai cani dei suoi 150 dipendenti.
Elisabetta presenta subito Leone, labrador dorato (in tutto ne ha sei). «Qualcosa è stato fatto per gli animali: oggi se li maltratti vai in galera. Ma non abbastanza. Ho capito che quel poco di notorietà dovevo usarla a vantaggio di queste povere bestie», dice la stilista che utilizza solo pellicce ecologiche e ha creato T-shirt per raccogliere fondi contro il randagismo. «Il cane aiuta in tutto anche nell’ispirazione. Ai dipendenti ho detto: potete portare a lavoro i vostri animali e mi hanno preso in parola – sorride -. Ogni tanto metterei una bomba perché si scatena una vera cagnara… I cani sono sempre state la mia priorità prima di avere figli». Il fratellino di Ginevra di sei anni, l’ha partorito un mese fa e l’ha chiamato Leone, proprio come il cane. Inutile chiederle come mai. «Lo guardo negli occhi e penso “non potresti avere un altro nome”. Certo, si crea un po' di confusione quando chiamo Leone, la tata chiede “quale dei due?”…».
A ogni stagione crea una capsule di 10 pezzi con due-tre colori distintivi. Il bianco e il nero quelli dell’estate 2013 per il giacchino che luccica e «il completo segretaria che attira lo sguardo degli uomini: la gonna a tubo e la camicia bianca». Poi ci sono « l’abito a palloncino per chi ha il fianco da nascondere. Il pantalone è un best seller, il mio è slim che più slim non si può: l’80% della mia clientela lo vuole così».
Al momento il mercato estero vale il 35% del fatturato, «percentuale entro due-tre anni verrà ribaltata perché l’Italia sta andando a rotoli». Le nuove ambizioni? «Asia, Russia. A mia figlia all’asilo insegnano il cinese». Nel piano interrato, modelliste e sarte stanno lavorando ai prototipi della Primavera/Estate 2014, toni cipria, «il mio colore prediletto», rosso, blu. Il lavoro della  modellista è fondamentale per trasformare il tessuto in stile. Prima di arrivare in negozio un vestito subisce da due a sei prove: «la vestibilità perfetta fa la differenza».








Nessun commento:

Posta un commento